Fino a 15 anni fa, il calcio viveva in un mondo tutto suo. Come se la situazione internazionale non potesse mai toccarlo. I soldi c’erano e, crisi o non crisi, i trasferimenti milionari erano all’ordine del giorno. Dalla pandemia in poi, però, la bolla è esplosa e anche lo sport più popolare in Italia ha subito delle forti ripercussioni, rivoluzionando delle procedure che andavano avanti da decenni.
Grandi e piccole, non fa alcuna differenza
La crisi economica è stata democratica. Chi più e chi meno, ha colpito praticamente chiunque. Con questa prospettiva, infatti, si deve leggere il mancato approdo di Bremer all’Inter, passato poi ai rivali della Juventus.
Marotta lo ha lasciato intendere più di una volta: i soldi non ci sono e chi vorrà venire all’Inter dovrà avere un ingaggio adeguato alla situazione attuale. Lo ha capito anche Lukaku che, dopo un anno a Londra, è tornato a Milano.
Addirittura, rumor darebbero l’Inter in vendita. Anche la Juventus si è dovuta adeguare, lasciando partire Dybala non potendogli garantire un ingaggio adeguato. L’argentino ex Palermo è dovuto passare alla Roma.
Andando a vedere le squadre non di vertice, si pensi al Torino che non ha voluto rinnovare il contratto al Gallo Belotti proprio perché anche Cairo è in fase di spending review. Per non parlare, poi, dei problemi della Sampdoria con la cessione della squadra. Insomma, solo il Napoli sembra passarsela bene avendo drasticamente ridotto il monte ingaggi e ottenendo persino risultati migliori.
Anche se ti chiami Cristiano Ronaldo, devi ridurti l’ingaggio
I top level? Ebbene, anche i migliori calciatori sul mercato devono sottostare a queste regole. Prendiamo, ad esempio, Cristiano Ronaldo. Dopo essere tornato al Manchester United, ha perso il posto da titolare e da mesi sta cercando di andarsene. Ponendo, però, due condizioni importanti: una squadra che giocasse la Champions League e un ingaggio che non deve essere minimamente toccato.
Se per la prima condizione tutto sommato non ci sarebbero problemi (sono diverse le squadre in Champions ad aver bisogno del portoghese), per la seconda, invece, sono sorti un po’ di problemi. Il risultato? Il portoghese vive da separato in casa in Inghilterra e gli sono arrivate solo proposte dall’Arabia o dai campionati minori.
Lui non ha mollato la presa e si è ritrovato, di fatto, a perdere metà stagione. Anche se si chiama Cristiano Ronaldo.
I prezzi dei biglietti non scendono
Chiudiamo con un aspetto molto importante: la passione dei tifosi. I biglietti costano, ormai, un occhio della testa e una famiglia che vuole andare allo stadio dovrà sborsare, quando va bene, almeno 150 euro. Sia che si tratti di una partita di cartello, sia che si tratti di una gara minore.
Questo è uno dei motivi per cui gli spalti sono vuoti e, quindi, se da un lato le società hanno bisogno di rientrare dei costi, dall’altro stanno proponendo politiche di ticket assolutamente fuori dal tempo.
E i giovani si riversano su altro. Ma questo è un altro discorso.